Proposta che è circolata alle organizzazioni pro-rivoluzione siriana in Italia, per una maggiore condivisione delle campagne sui social media
Caro Fouad Roueiha,
Tramite alcuni dei nostri membri ci è giunta la tua proposta di accelerare tecnicamente la comunicazione tra le organizzazioni pro-rivoluzione siriana in Italia. Come nel caso della tua proposta di inizio marzo di aprire una nuova pagina fb “la rivoluzione continua” – dove pubblicare eventi in agenda in tutt’Italia a sostegno dell’autodeterminazione del popolo siriano – siamo molto lieti di partecipare a questo nuovo progetto che lanci, ossia di comunicazione più veloce tra tutti noi. Tutto ciò anche per poter coordinare meglio le nostre risposte di fronte all’attualità. Infatti, nel tempo accelerato di internet esiste il rischio di perdere delle notizie o che qualcuno di noi si ritrovi sfasato rispetto all’evolversi della situazione.
Riteniamo però del tutto inopportuno polemizzare nuovamente con chi tra i sostenitori in Italia della rivoluzione siriana ha scelto una forma piuttosto che un’altra di funzionamento interno, e ha adottato una linea chiara di denuncia delle politiche occidentali complici con il regime di Bashar al-Asad. Dobbiamo imparare finalmente a riconoscere che le nostre organizzazioni hanno delle loro specificità:
c’è chi opera nel campo giornalistico e ci informa della situazione, c’è chi lavora nel campo umanitario per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite e c’è chi cerca di costruire una coscienza pubblica che il futuro della Siria (e di altri paesi) dipenderà dalle scelte che verranno prese nelle cancellerie occidentali, e non a Teheran o a Mosca – e cerca di agire di conseguenza. Noi del Comitato permanente siamo convinti ad esempio che senza una pressione sufficiente in Occidente sui poteri forti (ambienti politici ed ecclesiastici, cerchie economiche, istituzionali internazionali, mass-media,…) la situazione di stallo attuale in Siria potrebbe continuare per decenni. Basti purtroppo pensare alla Palestina poco distante e a quello che subisce giorno dopo giorno il suo popolo.
In effetti, la necessità di aprire anche qui in Italia un dibattito di fondo sul futuro possibile (nonché auspicabile) della Siria, dopo il fallimento dei negoziati di Ginevra III e I nuovi bombardamenti incessanti su Aleppo, si fa sentire tra molti attivisti. E’ vero, il Comitato permanente ha cercato di rompere un tabù: quello di dibattere del futuro politico e istituzionale della Siria, in connessione con la situazione in Palestina e più largamente nel Medio-Oriente (Libano, Iraq, Turchia, Kurdistan, Yemen, Bahrein,…) – considerato il blocco operato dalle potenze occidentali nella caduta del regime di Bashar al-Asad. Abbiamo intrapreso questa strada non per sostituirci ai siriani nella scrittura del futuro del loro paese – noi tutti siamo sostenitori ferrei dell’autodeterminazione dei popoli – ma perché è necessario, e lo riconoscono in tanti, mettere i poteri forti occidentali finalmente davanti alle loro responsabilità, adesso che non si possono più nascondere dietro la Russia o l’Iran per il fallimento dei negoziati ONU.
Facciamo dunque un appello pubblico già da ora: saremo capaci tutti noi in Italia di animare un movimento di piazza che denunci le responsabilità di tutte le potenze che siedono come membri permanenti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – davanti alla recrudescenza della campagna di morte e distruzione del regime, messa in opera per riconquistare il cuore di Aleppo? Questa orchestrazione diabolica di piantare la bandierina del regime sulle rovine di questa città millenaria, per legittimare Bashar sulla scena internazionale come l’uomo al comando, è sotto ai nostri occhi in questo momento! Vogliamo veramente limitarci nuovamente a denunciare solamente chi è implicato direttamente nei massacri, senza ricercare mai i mandanti? Caro Fouad, davvero pensi che questa mossa non sia orchestrata con il consenso occidentale per mettere i rappresentanti dell’opposizione che partecipano ai “negoziati” dell’ONU maggiormente sotto pressione?
E’ vero, la campagna internazionale lanciato il 29 aprile invita a radunarsi soltanto davanti alle ambasciate russe e iraniane, però di sicuro possiamo aprire un confronto con coloro che l’hanno iniziata. In caso contrario rischiamo di non sottolineare abbastanza la gravità dell’alleanza internazionale in atto contro il popolo siriano e l’ottenimento della sua libertà – ci auguriamo che risponderai sul merito di questa questione.
E’ la portata politica dei nostri gesti che conta (i numeri lasciamoli ai matematici!), ce lo ha insegnato Rima Dali che andò da sola a manifestare l’8 aprile 2012 davanti al Parlamento a Damasco con una scritta che recitava semplicemente: “Fermate i massacri! Vogliamo una Siria per tutti i siriani.” Sembra più attuale che mai.
In attesa di un ampio riscontro ci auguriamo, saluti fraterni a tutte e tutti!
per il direttivo del Comitato permanente,
Angela, Fiore, Johannes, Marina, Matteo