Archivi categoria: Comitato Permanente 2015 – 2019

Il galletto di Roma e la Libertà d’espressione

succese: incontro con Yassin Al Haj Saleh dentro all’Orientale il 12 dicembre 2019

#stoconStUpRS @StUpRS
#stoconStudentiUniorproRivoluzioneSiriana
Noi di Studenti Unior pro Rivoluzione Siriana non abbiamo paura di dire la verità pubblicamente: denunciamo a 360° la controrivoluzione voluta in primo luogo da Israele e America, Fouad venuto da Roma mi ha interrotto durante il mio intervento mentre invogliavo gli studenti a manifestare con me.

La risposta di Fouad alla domanda di una studentessa ” cosa possiamo fare noi da qui per supportare la causa”( una cosa del genere) era stata di “andare ad informarsi meglio” e di “stare attenti alla controinformazione”.
《Tutto qui?》 Mi domandavo io…
Ma che risposta è? Vogliamo che tutto rimanga sui social network e quindi nell’aria?
O vogliamo coinvolgere gli studenti dell’UniOr ad agire per i siriani che combattono “Fino all’ultima goccia di sangue ” come diceva Sarout
Ma è un siriano rivoluzionario questo? NO!
che segue la Rivoluzione e parla tutti i santi giorni con i ragazzi in Siria? Boh!
Che prende ispirazione dalle manifestazioni di ogni venerdì? Assolutamente NO!
Che ha abbandonato lo spirito rivoluzionario di Abdel Basset Sarout? SI!
Non appena finita la risposta ridicola di Fouad alla ragazza ho deciso di intervenire subito e di “correggere” quella risposta tutt’altro che utile alla causa delle Rivoluzioni Popolari e tutt’altro che incoraggiante e di ispirazione alla Rivoluzione siriana per la studentessa e per gli studenti.
Durante il mio intervento Fouad mi ha zittito, sono stato zittito da una persona che in realtà dovrebbe sapere per l’età che ha che non si interrompe mentre si parla (se questo glielo hanno insegnato o non ne ha voluto far tesoro delle buone maniere).
Ha deciso per conto mio che la verità agli studenti non andava detta, ha violato la mia libertà di espressione davanti a tutti gli studenti dicendo che non era il momento adatto nel quale discutere della complicità di #StatiUniti e #Israele.
Era il momento perfetto! E come se lo era!
Yassin si era limitato solamente a menzionare la passività degli Stati Uniti quando avvenne l’attacco chimico sulla città di #Douma il 21/08/2013
Perciò il mio intervento non era affatto fuoriluogo come voleva imporre Fouad
Ad ogni modo, poiché io delle buone maniere ne ho fatto tesoro, per rispetto di Yassin che aveva pianto ed era triste non ho continuato.
Fouad ha detto che a me “è stata data l’occasione di 《dire la mia》 durante l’incontro e fuori”
Dentro non è ho avuta affatto l’occasione e fuori non conta perché ho parlato io da solo con Yassin, e non cera nessun altra/o ad ascoltare nell’ateneo
PS. “Dire la mia” = del Collettivo Studenti Unior pro Rivoluzione Siriana non di
أمير أبو حكيم العامري

Oscillare tra ingenuità e cinismo

L’inizio dell’anno è anche il momento di mettere le cose in chiaro.

C’è un gruppo generazionale di sostenitori dell’autodeterminazione del popolo siriano che pensa ad abbassare le braccia, o che magari già lo ha fatto.

Spinti da un non-meglio definito disfattismo, veicolato da un certo ambienti della capitale: esso pretende di essere l’unico capace di anticipare quando è necessario re-attivarsi e svegliarsi dal sonno. Cioè quando farebbe comodo a costoro guadagnare qualche soldo, farsi pubblicità mediatica, oppure strisciare l’occhio alle istituzioni.

Che ci siano degli opportunisti all’interno del movimento non sorprenderà nessuno. Che qualcuno si impegni con costanza per un riscontro personale purtroppo è anche questo da mettere in conto.

Ciò che non ci può lasciare indifferente tuttavia è la generazione “senza più fantasia” che sta crescendo.

Una generazione coltivata in serra da “figure paterne”, che ripetono come unico approdo possibile (il mantra) la “denuncia della violazione dei diritti umani”.

Così essi sperano in una azione di salvataggio (loro, innanzitutto) da parte delle potenze occidentali (Stati-Uniti, Francia, Italia) – dimenticandosi volentieri che sia Israele a dettare le regole degli interventi stranieri in Siria: dagli Hizb’ Allah, all’Iran, alla Russia neo-tsarista.

La questione siriana – dall’inizio delle proteste di piazza nel marzo 2011 – non è più una questione di non-rispetto dei diritti umani, bensì di pratica sistematica della violenza militare di Stato contro milioni di anime (genocidio) – anche tramite l’utilizzo di forze oscurantiste – con la complicità attiva e passiva della Comunità istituzionale internazionale. Non abbiate paura perciò della realtà.

Si ripete anche volentieri che la Comunità istituzionale internazionale (strutturata nell’ONU) sarebbe da considerarsi eterna nella sua forma attuale.

Però, là dove sia la “generazione senza più fantasia” stessa a sbagliare è quando non-interagisce e non si confronta maggiormente con le forze vive in Italia: quelle che non si rinchiudono nell’attivismo online, bensì sono rimaste in contatto diretto con le realtà in campo pro-rivoluzione.

Il confronto è una risorsa, non una esperienza da cui scappare.

Se per pigrizia non accendete le vostre facoltà cognitive, e preferite la comodità delle usanze e del buonismo, non siete soltanto senza fantasia, vi siete proprio spenti!

Universitari di Napoli, 5 gennaio 2019.

i pro-Asad italiani e il loro tentativo di censurare la rete

Trovate qui elencato il contenuto che i gruppi pro-Asad in Italia hanno chiesto a facebook di bannare dalla rete. Mentre il boia di Damasco continua a massacra i civili, essi vogliono censurare i mezzi di comunicazione pretendendo dalla multinazionale statunitense di dare loro ragione. E questi fossero degli anti-imperialisti!!?

14 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1261082820686184&id=100003534346377

Diretta incompleta, aggressione dal 4° minuto.

14 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1260918557369277&id=100003534346377

Un pro Assad durante una manifestazione pacifica aggredisce fisicamente e verbalmente un’attivista, che rimane però non-violento – come le manifestazioni di protesta contro Bashar al-Asad. Infatti, i sostenitori di Asad sono aggressivi come il dittatore che essi sostengono.

14 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1261039584023841&id=100003534346377

Denuncia attraverso una diretta, “un pro-Asad mi ha aggredito”.

17 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1263611997099933&id=100003534346377

Nuova denuncia dell’aggressione subita alla manifestazione del 14 luglio.

25 nov 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1376379812489817&id=100003534346377

Amici dell’allora Urban Jungle (una band musicale) stano suonando sotto la bandiera della rivoluzione siriana e della Palestina libera: mentre suonano si avvicina un certo “Hugo Maisto” che inizia ad aggredire verbalmente l’attivista dicendogli “vattene in Arabia saudita”, terrorista, etc..
Interviene “Sasà”, membro della band, che cerca di capire la situazione: quando vede che il pro-Asad non vuole ragionare in nessun modo, perde pazienza e lo caccia.

marzo 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1772432156217912&id=100003534346377

Testimonianza del momento in cui ex-OPG occupato (Potere al Popolo) rimuove da Palazzo Corigliano, sede dell’università L’Orientale, la bandiera della protesta di popolo in Siria nonché lo striscione con su scritto “W l’Intifada siriana, via gli al-Asad, Siria ai siriani. Rivoluzione siriana”. Lo striscione esprime solidarietà con il popolo siriano massacrato da Asad, Erdogan, Putin, Trump, Nasrallah, Khamenei e represso dalle milizie armate ##YPG #SDF alleate di Bashar Al Asad.

29 aprile 2018

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1528918720569258&id=100003534346377

9 settembre 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1703097129818082&id=100003534346377

Presenza del “calabrese Francesco” ad un raduno pacifico: da lontano parla con delle persone che già conoscono le ragioni del presidio: cerca di convincerli che l’attivista è un sostenitore di al-Qaeda e che ciò che dice “non è vero”.

14 settembre 2018
https://m.facebook.com/photo.php?fbid=1708996732561455&id=100003534346377&set=a.976554142472388&source=57

Mentre lo studente è seduto a bere un tè con i suoi amici marocchini rivoluzionari, arriva lo stesso buffone calabrese dell’altra volta – sostenitore orgoglioso delle dittature in generale: egli venera Asad e accusa lo studente di essere terrorista, aggressivo e un sostenitore degli americani e di Israele. L’attivista gli risponde: “sei solo un ignorante”, viene aggredito di nuovo verbalmente prima che il provocatore si allontani definitivamente.

29 ottobre 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1764274020367059&id=100003534346377

Un pro-Asad vuole fare il bullo davanti alla sua ragazza ad una manifestazione dello studenti Unior, ma alla fine fa solamente la figura del poveraccio; dice: “ma la volete finire con queste bandiere”
Lo Studente: “possiamo parlare democraticamente!”
Pro-Asad: “ma la volete smettere che siete da soli.”
ls: “no! mi dovete solo uccidere, cosa (ca..) vuoi? La rivoluzione continua fino alla caduta del Regime.”
pa: “a me non ti rivolgi in questo modo.”
ls: “che ca.. vuoi, sto pro Asad del ca..”
pa: “è meglio che ce ne andiamo.”
ls: “bravo vattene che è meglio.”

23 novembre 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1799790716815389&id=100003534346377

Quando inizia il presidio: il “calabrese Francesco” si è messo di intralcio, proprio davanti all’attivista, in modo camorristico; quando lo studente decide di iniziare – poiché nessuno è in diritto di intimidirlo – si sente dire “non iniziare che stasera ti vatt (ti picchio)”. L’attivista, proprio perché è stato minacciato di essere picchiato, inizia a parlare ad alta voce con il volume al massimo nella direzione del provocatore. Il filo-regime si sposta e si siede sui volantini; mentre l’attivista sta parlando con una donna (altro agente del regime) se ne accorge e gli dice ” ma ti rendi conto dove ti sei seduto!??”
Il “calabrese” si alza, mentre la Signora accusa lo studente di avere comportamenti aggressivi: gli dice di calmarsi.

Dopo il discorso di denuncia a 360 gradi contro tutte le oppressioni, è arriva questa Signora appunto. Sicuramente un agente del regime siriano per come si pone e come parla: resta molto fredda, ostruisce sistematicamente e fa una serie di domande slacciate – volte soltanto ad irritare lo studente. Inizia a dire che l’attivista non può stare lì, poi chiama il “calabrese Francesco” ad avvicinarsi; quest’ultimo dice “menomale che c’è Putin”.

La signora si dichiara donna di legge e inizia a fare altre domande maldestre che dimostrano chiaramente una matrice intimidatoria, chiede il volantino del gruppo “Studenti Unior pro Rivoluzione Siriana”.

Alla fine si rivolgono alle forze dell’ordine per sloggiare l’attivista; impotenti però si allontaneranno.

Togliete loro l’amicizia su fb e sbattetegli in faccia che non sono degni della vostra Umanità!

Per un antifascismo militante e coerente:

interpellanza agli attivisti di sinistra in Italia e ai settori progressisti nella società.

Non sarà sfuggito a nessuno che sia proprio il governo proto-fascista di Salvini & Co a voler riaprire l’ambasciata del regime siriano a Roma. Questa struttura venne chiusa sulla scia dello sdegno istituzionale internazionale seguito al massacro, il 25 maggio 2012, di una popolazione civile sunnita sull’altura di Hula (tra Homs e Baniyas): una violenza indiscriminata voluta da Bashar al-Asad – anche per istigare l’odio settario – di cui negli ultimi sette anni abbiamo avuto innumerevoli dimostrazioni.

Probabilmente non saranno sfuggite nemmeno le tesi negazioniste che circolano in rete in merito agli eccidi compiuti dal regime siriano dal marzo 2011:

Dagli attacchi chimici che non sono mai avvenuti – oppure sarebbero stati perpetrati da organizzazioni fantasma – ai barili bomba mai sganciati contro quartieri residenziali ad alta densità abitativa (ad Aleppo, Dar’a, nella Ghoutah,..), agli attacchi dinamitardi dove gli apparati dello Stato non c’entrerebbero per nulla, all’impiego a pieno e legittimato di un esercito regolare – sull’arco di sette anni – per stanare manifestanti drogati alle pasticche, alle invasioni della Nato in perenne stato di prontezza, alle sedicenti campagne propagandistiche internazionali per delegittimare “l’unico paese dove le minoranze sarebbero emancipate”, fino all’abbraccio fraterno con il boia di Grozny (cioè Putin).

Tutto ciò ha convinto soltanto chi non aveva bisogno di essere convinto.

Cioè coloro che sono nati pro-Asad e moriranno pro-Asad. Un po’ come si nasce e si muore fascista. Sopratutto si muore di fascismo!

Mezz’Italia (quella parte che un tempo si sarebbe definita di sinistra) ha pensato di cavarsela facendo finta che – in tema di solidarietà attiva – la Siria, paese limitrofo della Palestina storica occupata, non esistesse. Per mettersi la coscienza a posto qualcuno si è poi dedicato a quello che succedeva nell’angolino nord-orientale di quella nazione: usando il microscopio avrebbe avvistato un progetto di emancipazione per l’Umanità tutta!..

E luce fu!

Cogliamo intanto l’occasione della presente divulgazione pubblica degli episodi di intimidazione e di violenza, sull’arco di un anno e mezzo, nei confronti dei giovani attivisti napoletani per invitare tutte e tutti a fare un salto di maturità nella militanza anti-fascista (congeniale all’Italia della partecipazione). Nella città partenopea alcuni aderenti alle tesi lealiste (“Bashar è uno buono e chi la pensa diversamente va zittito con le cattive”) mettono in campo una strategia sistematica per appropriarsi di una delle poche piazze liberate d’Italia.

I giovani di Napoli, nella filiazione diretta delle quattro giornate del settembre 1943 sono scesi dalla biblioteche e dalle aule studio per rivendicare in piazza i diritti universali sanciti dai trattati internazionali. Per i pro-Asad vedere questa manifestazione di democrazia diretta, identica a quella registrata in Siria dal 2011, è insopportabile!

Togliete loro la vostra amicizia su fb e sbattetegli in faccia che non sono degni della vostra umanità!

Vi invitiamo a manifestarvi per ordinare le bandiere della lotta per l’autodeterminazione del popolo siriano (bandiera che risale al 1946, quando furono cacciati i francesi) presso il Comitato Permanente o direttamente in rete.

Preannunciamo la partecipazione capillare, ai raduni del 25 aprile 2019, dei sostenitori in Italia della Rivoluzione di popolo contro il regime nazi-fascista degli al-Asad.

Se i pro-Asad vogliono importare in Italia la violenza che Bashar ha scatenato contro le popolazioni della Siria, spetta a tutti voi chiarirvi le idee; noi continueremo con serenità a lottare per i diritti, la libertà e l’autodeterminazione dei popoli. Siamo genuinamente anti-fascisti e perciò nemmeno i buffoni riusciranno ad intimidirci.

Comitato Permanente per la Rivoluzione siriana

(Milano-Torino-Genova-Bologna-Firenze-Venezia-Roma-Napoli-Bari-Palermo-Lecce-Vasto-Lanciano-Catania)

14 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1261082820686184&id=100003534346377

Diretta incompleta, aggressione dal 4° minuto.

14 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1260918557369277&id=100003534346377

Un pro Assad durante una manifestazione pacifica aggredisce fisicamente e verbalmente un’attivista, che rimane però non-violento – come le manifestazioni di protesta contro Bashar al-Asad. Infatti, i sostenitori di Asad sono aggressivi come il dittatore che essi sostengono.

14 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1261039584023841&id=100003534346377

Denuncia attraverso una diretta, “un pro-Asad mi ha aggredito”.

17 lug 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1263611997099933&id=100003534346377

Nuova denuncia dell’aggressione subita alla manifestazione del 14 luglio.

25 nov 2017
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1376379812489817&id=100003534346377

Amici dell’allora Urban Jungle (una band musicale) stano suonando sotto la bandiera della rivoluzione siriana e della Palestina libera: mentre suonano si avvicina un certo “Hugo Maisto” che inizia ad aggredire verbalmente l’attivista dicendogli “vattene in Arabia saudita”, terrorista, etc..
Interviene “Sasà”, membro della band, che cerca di capire la situazione: quando vede che il pro-Asad non vuole ragionare in nessun modo, perde pazienza e lo caccia.

marzo 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1772432156217912&id=100003534346377

Testimonianza del momento in cui ex-OPG occupato (Potere al Popolo) rimuove da Palazzo Corigliano, sede dell’università L’Orientale, la bandiera della protesta di popolo in Siria nonché lo striscione con su scritto “W l’Intifada siriana, via gli al-Asad, Siria ai siriani. Rivoluzione siriana”. Lo striscione esprime solidarietà con il popolo siriano massacrato da Asad, Erdogan, Putin, Trump, Nasrallah, Khamenei e represso dalle milizie armate ##YPG #SDF alleate di Bashar Al Asad.

29 aprile 2018

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1528918720569258&id=100003534346377

9 settembre 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1703097129818082&id=100003534346377

Presenza del “calabrese Francesco” ad un raduno pacifico: da lontano parla con delle persone che già conoscono le ragioni del presidio: cerca di convincerli che l’attivista è un sostenitore di al-Qaeda e che ciò che dice “non è vero”.

14 settembre 2018
https://m.facebook.com/photo.php?fbid=1708996732561455&id=100003534346377&set=a.976554142472388&source=57

Mentre lo studente è seduto a bere un tè con i suoi amici marocchini rivoluzionari, arriva lo stesso buffone calabrese dell’altra volta – sostenitore orgoglioso delle dittature in generale: egli venera Asad e accusa lo studente di essere terrorista, aggressivo e un sostenitore degli americani e di Israele. L’attivista gli risponde: “sei solo un ignorante”, viene aggredito di nuovo verbalmente prima che il provocatore si allontani definitivamente.

29 ottobre 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1764274020367059&id=100003534346377

Un pro-Asad vuole fare il bullo davanti alla sua ragazza ad una manifestazione dello studenti Unior, ma alla fine fa solamente la figura del poveraccio; dice: “ma la volete finire con queste bandiere”
Lo Studente: “possiamo parlare democraticamente!”
Pro-Asad: “ma la volete smettere che siete da soli.”
ls: “no! mi dovete solo uccidere, cosa (ca..) vuoi? La rivoluzione continua fino alla caduta del Regime.”
pa: “a me non ti rivolgi in questo modo.”
ls: “che ca.. vuoi, sto pro Asad del ca..”
pa: “è meglio che ce ne andiamo.”
ls: “bravo vattene che è meglio.”

23 novembre 2018
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1799790716815389&id=100003534346377

Quando inizia il presidio: il “calabrese Francesco” si è messo di intralcio, proprio davanti all’attivista, in modo camorristico; quando lo studente decide di iniziare – poiché nessuno è in diritto di intimidirlo – si sente dire “non iniziare che stasera ti vatt (ti picchio)”. L’attivista, proprio perché è stato minacciato di essere picchiato, inizia a parlare ad alta voce con il volume al massimo nella direzione del provocatore. Il filo-regime si sposta e si siede sui volantini; mentre l’attivista sta parlando con una donna (altro agente del regime) se ne accorge e gli dice ” ma ti rendi conto dove ti sei seduto!??”
Il “calabrese” si alza, mentre la Signora accusa lo studente di avere comportamenti aggressivi: gli dice di calmarsi.

Dopo il discorso di denuncia a 360 gradi contro tutte le oppressioni, è arriva questa Signora appunto. Sicuramente un agente del regime siriano per come si pone e come parla: resta molto fredda, ostruisce sistematicamente e fa una serie di domande slacciate – volte soltanto ad irritare lo studente. Inizia a dire che l’attivista non può stare lì, poi chiama il “calabrese Francesco” ad avvicinarsi; quest’ultimo dice “menomale che c’è Putin”.

La signora si dichiara donna di legge e inizia a fare altre domande maldestre che dimostrano chiaramente una matrice intimidatoria, chiede il volantino del gruppo “Studenti Unior pro Rivoluzione Siriana”.

Alla fine si rivolgono alle forze dell’ordine per sloggiare l’attivista; impotenti però si allontaneranno.

Quanto zucchero faccia bene ai rapporti?

Una prima reazione a caldo dopo la diffusione dell’appello:

“chiamateci quando avrete finito la vostra pausa di riflessione..”

“Caro, ho letto il tuo post sul mio profilo e non capisco perché tu l’abbia condiviso con me e cosa dovrei aspettarmi da questo. ..Ci ho messo un po’ a rispondere perché non credo di dover giustificare o dare spiegazioni di quello che faccio o se sto facendo qualcosa riguardo alla Siria!”

“Capisco il disaggio cara, invece credo che si tratti di un malinteso. Ho condiviso sulla bacheca di persone che ritenevo affine – in via eccezionale per altro visto che non lo faccio quasi mai – un appello nazionale che sta riscontrando un discreto successo (oltre 700 visualizzazioni nell’arco delle prime 24 ore), proprio perché siamo in contatto con tante realtà differenti su fb. Se il testo la gente lo sta leggendo è anche perché persone come te hanno autorizzato la sua apparizione sulla proprio bacheca.

Se avessi avuto l’intenzione invece di fare un commento personale a te o altri – però non è il mio stile come ben sai – non lo avrei fatto in questo modo. Non avrebbe senso, mi sarei rivolto a persone individualmente, non pensi?

In ogni caso, qualunque condivisione – dal momento in cui la persona “interpellata” non è intenzionata a partecipare – può essere rimossa. Se non erro questo è una funzionalità di fb. Se non fosse così e volessi comunque fare scomparire questo avviso, non avrei nessun problema a rimuovere la condivisione a monte.

Ti ho visto come una persona vicina nella diffusione di questo appello per questo mi sono permesso, così come con A. e M.

Questo appello ha un elemento inconsueto e lo riconosco.

E’ proprio ciò che può aver fatto scattare la tua reazione indignata, quando hai pensato che si trattasse di un atto accusatorio nei tuoi confronti.

Il testo cerca invece di rompere un tabù: si è in diritto di denunciare la passività della comunità italiana pro-rivoluzione siriana attaccata ai social-media? Senza voler entrare qua nell’analisi della trappola che rappresenta il protagonismo soltanto sui social-media e lontano dalla vita reale tra la gente, l’intenzione dell’appello è di smascherare un meccanismo perverso che si è istallato tra alcuni sostenitori dell’autodeterminazione del popolo siriano sui social-media italiani;

ed è il seguente:

1. abbiamo denunciato tanto su i social-media dal 2011,

2. non è cambiato nulla, non siamo riusciti nemmeno ad arricchire in modo sostanzioso il dibattito nella società,

3. non si può fare niente; in generale s’intende ciò poi: “l’Italia fa schifo e farà sempre schifo”.

Ora, chiunque ha un po’ più di esperienza della vita e di conoscenza di come gira il mondo – proprio in funzione della partecipazione attiva o meno della gente nel destino delle proprie comunità, e non solo nel virtuale – si sentirebbe interpellato da questo disfattismo puerile.

Dal momento in cui l’ipotesi di partenza – cioè quella di un protagonismo esclusivo tramite i social-media – è autolesionista, perché non denunciarlo? Dando così la possibilità infatti a chi si è buttato in un vicolo cieco di vedere una nuova luce in fondo al tunnel.

Questo è il vero intento credo dell’appello nazionale: quello di tranquillizzare le persone che in tema di solidarietà attiva con la popolazione siriana si può fare una marea di cose – senza spendere una lira poi!! Cosa questa molto importante sulla penisola italica..

Se il cuore di questo messaggio è arrivato a chi ha letto l’appello – forse proprio perché è rimasto interpellato dalla prima frase che può indispettire, senza diventare comunque davvero accusatorio (visto sopratutto l’analisi generale e l’integrità del gruppo che l’ha formulato) – allora è stato utile.

non credi?”

Perché regalare il prezioso patrimonio della Sinistra europea a lavati di cervello stalinisti?

commento ad un articolo recente apparso sul sito “Le voci della Libertà”

“Gentile redazione di Le voci della Libertà,

Ho letto con attenzione il presente articolo perché mi è saltato agli occhi: sono di sinistra, cittadino europeo e combatto contro Asad (se bene senza armi letali). Mi sono chiesto perciò se sono io che non combacio, oppure se il titolo era magari fuorviante.

Ora mi risulta eccessiva innanzitutto mettere Jeremy Corbin sullo stesso piano di Mélanchon – che è un leader populista interessato soltanto al potere e vuole ereditare quello che un tempo fu il potere politico (decadente) del PCF.

Jeremy Corbin ha un’altra estrazione però e vorrebbe promuovere una soluzione negoziata alla “crisi siriana”, sul modello di quello che sostiene – o sosteneva – l’ONU: come si propone di fare per la “questione palestinese” d’altronde. Non mi risulta perciò che egli abbia appoggiato la strategia di bombardamenti in Siria da parte della Russi come l’abbia fatto Mélanchon (o altri).

Quello che mi viene però da chiedere è qual è l’intento preciso dell’autore, come può esserlo anche quello di Yassin Salah al-Hajj in un testo recente, di mettere tutta la sinistra “europea” sullo stesso piano? Perché non riconoscere che a l’interno della sinistra, sopratutto quella radicale, ci sono stati dibattiti molto accesi sulla questione siriana – basti pensare ai confronti pubblici organizzati a Londra in occasione delle Conferenze “Marxism”. Magari si potrebbe parlare di maggioranza ignorante e minoranza illuminate – anche se non sono i numeri che contano bensì la solidità della prospettiva innovativa che si difende (le correnti storiche – anche di destra – sono nate da poche menti inizialmente).

In effetti, viene quasi da ridere a tutto questo amalgamo, quando si sa che è la stessa “sinistra europea” – magari non quella stalinista, d’accordo – che abbia cercato di non ridurre, dal lontano 11 settembre 2001, tutti i musulmani o gli arabi a un fascio di integralisti religiosi..!

Quale alleanza stanno cercando di costituire questi autori mettendo tutti coloro che lottano contro lo sfruttamento e l’alienazione sullo stesso piano? Conoscono elementi della storia della sinistra europea, è evidente, però il loro giudizio unilaterale non fa onore alla loro intelligenza.

Non posso immaginare che credano che governi di destra o di centro (destra o sinistra) siano interessati a difendere le istanze di una popolazione – come quella siriana – che lotta con tenacia da anni per la propria autodeterminazione. Basti pensare a quello che i governi occidentali (sicuramente non di sinistra) hanno fatto dal marzo 2011!. Vi ricordate come e quando hanno introdotto le sanzioni contro il regime genocida di Asad?

Non avrebbe perciò maggiore senso da parte di questi esponenti dell’Intellighenzia siriana costruire alleanze serie con quelli elementi della sinistra europea (anche minoritari per ora) che lottano sia contro Asad che contro la globalizzazione neoliberista che sta rovinando il pianeta? Invece di fare una operazione di marketing contro “la Sinistra europea” o la “Sinistra radicale” che rischia soltanto di portare a una maggiore apatia sociale e un maggiore vittimismo (quello mai stato un motore della Storia) – con le destre che ringraziano.

Spesso viene detto agli occidentali di essere prudenti quando parlano – o scrivono – del mondo orientale, perché rischiano di adottare un approccio orientalista. Bene, facciamo però la stessa premessa quando si parla della sinistra di classe, o la sinistra radicale in Europa: non fare gli “occidentalisti”!

Saluti sinceri,

Johannes ST Waardenburg

———– dopo 24 ore:

Sviluppo: in merito al testo, di cui qua sotto, apparso su “le voci della Libertà”:

“In assenza di una qualunque forma di risposta o considerazione, prendo atto del reale intento di confondere le anime in materia di “sinistra europea”. Quello che pensavo potesse essere una approssimazione dovuta al (difficile) lavoro di traduzione, si rivela davvero per un tentativo di delegittimazione della storia di popolo che ha garantito invece giganteschi balzi in avanti della società europea tutta – basti pensare al servizio sanitario. Le traduzioni che la redazione di “Le Voci della Libertà” adopera sono di sua esclusiva competenza. Non spetta a nessuno intimarle quali testi, da tradurre, scegliere – il rispetto delle autonomie nella militanza essendo un altro elemento fondante della storia della nostra sinistra. Ben a sapere però che non s’intende sostenere in nessun modo gli amalgami “occidentalisti” denunciati prima. E ci si ritiene il diritto di contrastare in modo deciso eventuali tentativi rinnovati d’infangare la storia delle Lotte delle popolazioni europee, qualora venissero di nuovo delegittimate da autori che strisciano l’occhio invece alle istituzioni (neo-liberali e anti-democratiche).” JW

testo incriminato: https://levocidellaliberta.com/2018/07/25/la-sinistra-europea-ha-archiviato-il-fascismo/

Il sionismo e la sua vera natura

La definizione per legge dello Stato d’Israele come “lo Stato-nazione del popolo ebraico” è una buffonata, nonché un atto criminale di immensa portata.

Il fatto che sia stato votato da soltanto 62 parlamentari su un totale di 120 – la componente “nazione araba” essendo di soltanto 12 parlamentari – fa capire quanti ebrei non si riconoscono in questo decreto unilaterale.

Senza voler tornare qua sulla sofferenza immensa che la concretizzazione del progetto sionista nel 1948 ha significato in Palestina storica (popolazione, comunità, territorio), nonché il trauma che è così iniziato per tutta la regione – che da quel momento è piombato in uno Stato di guerra quasi perenne, occorre sottolineare purtroppo come alcuni giornalisti nostrani – o presunti tali – abbiano fino al giorno di ieri sostenuto gratuitamente la propaganda della destra israeliana denominando Israele (prima del 19 luglio 2018) come lo “Stato ebraico”.

Questa importante precisazione andava fatta.

Dopo di ché, da ieri l’attenzione è giustamente stata focalizzata sull’ingiustizia commessa – ripetutamente – nei confronti della popolazione (non-ebraica) autoctona della Palestina, che dopo l’adozione di questa “legge” si vede ulteriormente strappato dai propri diritti di essere umani. Definire perciò Israele oggi come uno Stato d’Apartheid va da sé – l’ha detto la maggioranza dei parlamentari della Knesset!

C’è un altro aspetto tuttavia che il collettivo dell’Orientale vorrebbe portare all’attenzione del pubblico nazionale:

non ha nessun senso – dal punto di vista teologico – definire un territorio conquistato con armi (acquistati anche da non-ebrei) negli ultimi 70 anni, come una entità nazionale per una comunità religiosa ormai molto diversificata, com’è quella ebraica.

La decisione del parlamento israeliano di ieri rappresenta inoltre la rottura definitiva tra il sionismo e la tradizione religiosa ebraica: le leggi del Creatore non possono essere copiate dalla legge degli uomini – qualunque sia il popolo (eletto o meno che sia) che la scrive: è un blasfemo.

Il sionismo si rivela per quello che è: un progetto mercantile, coloniale, di esproprio delle terre e di estrema arroganza. Gli ebrei autolesionisti sono quelli che hanno scritto questa legge, non coloro che sempre la opporranno.

Con la scrittura di una legge si intima la popolazione e l’Umanità a rispettare una volontà specifica. Questa legge – insieme ad altre – è però profondamente illegittima. Si invita perciò la cittadinanza a non rispettarla e a recarsi in Palestina storica a visitare i nostri amici, più che potete.

Se lo Stato d’Israele vede i non-ebrei come membri inferiori dell’Umanità, non ha senso che stia ad intimarli a rispettare delle leggi.

Poi – e concludiamo – il nuovo faraone non ci fa paura!

– Altri figli d’Israele –

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2018/07/19/e-legge-israele-stato-nazione-ebraico_4875370e-92f2-437c-bbe4-6af3337a9462.html

Servizi segreti curiosi: dialogo tra due compagni

“Grazie a te caro.. ho la testa che mi sta scoppiando di come riprendere i filoni della rivoluzione”

“Sì, anch’io penso spesso a come è possibile rilanciare un discorso. C’è un silenzio tombale in giro, non so se ci hai fatto caso.”

“Infatti,..

Questo silenzio mi e’ arrivato fin dentro al deserto.

Se vuoi la mia: e’ conseguenza dell’immaturità politica della gente, troppo dipendenti dal discorso in televisione e l’idea che una rivoluzione e’ una passeggiata della domenica. L’assetto del potere in Siria e’ profondamente cambiato, e così in tutta la regione, te lo posso garantire.

L’onda profonda di cambiamento e’ stato avviata. Ora si tratta di sapere se vogliamo rimpiangere le distruzioni oppure iniziare una seconda fase di riconquista.

Il tentativo, da parte dell’alleanza attorno al regime, di fare tabula rasa della speranza di riscatto non e’ funzionato. Veri pezzi della prima fase della rivoluzione stanno ancora in piedi.

Per altro le contraddizioni in campo avversario, con la discesa massiccia di Putin e Netanyahu in campo a sostegno di Asad (magari senza Khamenei), va capita come una opportunità internazionalista senza precedenti: che abbraccia due continenti e in cui l’Europa deve giocare un ruolo centrale.

Non ce l’abbiamo con i siriani depressi, avranno sempre la nostra vicinanza.

Penso che abbiamo un dovere di solidarietà nei confronti delle centinaia di migliaia di martiri della prima fase della rivoluzione. Anche se non hanno ottenuto una vittoria decisiva hanno lanciato una prima diga sulla quale possiamo costruire.

E l’hanno fatto in un mare in tempesta.”

“Hai ragione, e sui siriani depressi non è questione di avercela con loro, ma tenendo conto del passato rapporto sbilanciato tra attivisti in Europa e attivisti siriani: rivolgersi a loro diventa imprescindibile.

E sul fatto che la rivoluzione non è una passeggiata della domenica, ci sarebbe da riflettere molto per farla finita con tutta una confusione fatta di lagne, recriminazioni verso questo o quell’altro.

Ma il punto più importante è quando dici che l’assetto del potere è cambiato. Questo secondo me in Europa non si capisce. Non si hanno elementi. Una visione diversa dell’idea di restaurazione già potrebbe far molto per coinvolgere di nuovo le persone. A patto che crediamo che sia ancora possibile.

E chiaramente anche che ci siano pezzi della rivoluzione ancora attivi è importante. Come si muovono nel nuovo contesto? Come si collocano? Queste sono cose importanti da sapersi. Il silenzio è anche un silenzio informativo. E ho il sospetto che è un po, indotto.”..

  • Comunicazione registrata a giugno 2018 e mandata in centrale per maggiori delucidazioni.

il lusso di rassegnarsi…

Il duro colpo che ha rappresentato, per la popolazione della Siria e per il movimento di solidarietà internazionale, il massiccio intervento aereo russo – nella migliore tradizione militarista sovietica – a fine settembre 2015, è dovuto a diversi fattori. Innanzitutto, ha ridato l’iniziativa bellica ad un regime estenuato, che aveva già necessitato dell’intervento di sostegno di Teheran nel corso del 2012 per cercare di fare fronte allo sgretolarsi della propria presa sul paese – spingendone più in là la (eventuale) sconfitta militare; ha dispiegato una nuova ferocia e operatività nel colpire le popolazioni civili inermi; ha permesso al regime (anche grazie all’invio di mercenari e di soldati russi) di portare a compimento gli assedi che erano stati posti ai due maggiori centri abitati della Siria fin dal 2012: Aleppo e Damasco (il primo cadrà a fine dicembre 2016, il secondo sarà definitivamente epurato a primavera 2018); ha dato una statura monolitica al regime che soltanto un appoggio come quello di Mosca avrebbe potuto garantire lui.

Per tanti versi perciò sembra gioco fatto. Non sono pochi gli attivisti che si sono disinteressati della questione ora che vere e proprie frontiere interne alla Siria sono state tracciate (il regime infatti non ha comunque avuto la capacità – fino ad ora almeno – di affermare la sua dominazione su più della metà del paese e la metà dei suoi cittadini) con una vera e propria capa di piombo calata sul destino del paese.

L’intento del presente intervento non è di relativizzare tutto ciò, nemmeno si intende sottolineare l’incertezza sul destino del sistema politico-militare della Russia di Putin come elemento per ridare speranza per il futuro del paese.

Il punto è un altro.

Quando tutti si sarebbero aspettato l’intervento dei caschi blu dell’ONU, oppure un’altra forza neutrale d’interposizione, è intervenuto militarmente uno dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Non per alleviare la sofferenza della popolazione, come preconizzano i trattati internazionali fondamenta delle Nazioni Unite, bensì il contrario: aggravare la distruzione e il massacro della popolazione – il tutto sotto gli occhi delle agenzie stesse dell’ONU.

Sembra questo alto tradimento dei valori dell’Umanità a rendere così cupa la situazione attuale per gli attivisti fuori la Siria.

Il motivo giuridico invocato – oltre il cinismo degli altre superpotenze internazionali che non hanno reagito – è che il regime siriano ha richiesto ufficialmente tale sostegno alla Russia. Che questo motivo abbia un valore sufficiente a giustificare in sede ufficiale – al di là del gioco delle parti davanti alle telecamere – il perdurare e l’amplificarsi del genocidio in Siria dovrebbe interrogare profondamente tutti coloro che, in un dato momento, si sono interessati del popolo siriano.

Prevale in ambito internazionale cioè la “ragione territoriale” sulla “ragione umanitaria” – per quanto avvenga in un dato paese. Se un governo/un regime ha sostegni internazionali abbastanza solidi può permettersi di fare quello che vuole all’interno delle proprie frontiere. La clausola dell’interferenza umanitaria votata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2005 in effetti conferma la centralità del concetto dell’attore statale monopolistico all’interno delle proprie frontiere, salvo quando consente a rinunciare ad una parte di tale monopolio (attraverso la firma del trattato di Roma sul tribunale internazionale ad esempio).

Perciò è assolutamente legittimo sentirsi, in quanto attivista solidale con il popolo siriano, spossessata/o dal proprio protagonismo. E’ il meccanismo di auto-riconoscimento tra Stati, come esclusivi attori legittimi, a marginalizzare la partecipazione popolare su temi internazionali che avvengono sul territorio di un dato Stato – come nel caso della Siria.

Detto ciò, forse si tratta proprio là di un invito a continuare ad impegnarsi attivamente a fianco dei siriani che non rinunciano a lottare per la libertà in Siria: si tratta di sdoganare la questione siriana e di mettere in evidenza che il genocidio si è potuto consumare soltanto grazie alla mancanza di meccanismi partecipativi internazionali fuori dal gioco tra gli Stati.

Il tecnicismo che ha permesso alla Russia di Putin di continuare quello che Asad aveva iniziato, dovrebbe essere il motivo per un rinnovato attivismo politico di tutte e tutti. Non solo per denunciare la politica guerrafondaia di Mosca, bensì per mettere in evidenza le regole internazionali che consentono lui di farla da nuovo padrone.

Le contraddizioni delle istituzioni politiche internazionali e le loro conseguenze devastanti sono più chiare che mai, ciò dovrebbe essere una ragione supplementare per unirsi ai siriani in lotta. Cioè: la rivoluzione siriana vive in tutti noi dal momento che rifiutiamo di piegarsi alle prerogative degli accordi tra Stati quando è in bilico la nostra Umanità.

Le telecamere si sono provvisoriamente spente sul massacro in Siria, gli eroi mediatici si stano dedicando ad altro, intanto la sete di giustizia per una pace duratura si affina.

nel Golfo, 12 giugno 2018,

Johannes ST Waardenburg

Solidarietà Internazionalista

C’è un popolo in Europa che ha sempre una marcia in più. Magari perché ha dovuto vedersela storicamente con uno Stato coerente e espansivo (imperiale).

E’ il popolo francese.

Martedì 3 aprile inizia uno sciopero ad oltranza nel servizio pubblico ferroviere francese (SNCF) contro le politiche reazionarie e ultra liberiste della Presidenza Macron.

In contemporanea sono in atto movimenti di lotta radicati nel traffico aereo (AirFrance), nell’industria, nel servizio ospedaliero, negli apparti dello Stato (finanze pubbliche) e per la regolarizzazione dei migranti.

Poi c’è l’Università: una protesta diffusa in numerosi atenei portata avanti da giovanissimi attivisti che non hanno paura, nemmeno quando vengono aggrediti dal proprio corpo docente (fascista) in passa montagna!

Se la Rivoluzione siriana ci ha insegnato qualcosa: è che non si molla. Non abbiamo il lusso di questa scelta di comodo.

Il sacrificio è stato troppo immenso perché si torni indietro. Tutte le città sono distrutte, anche quelle “ufficialmente” ancora in piedi. Sono distrutte perché la comunità sociale è scomparsa. L’anima della città è morta. La gente è stata massacrata.

Invitiamo pertanto, da attivisti coerenti, tutti voi ad allargare la solidarietà a questo secondo popolo coraggioso che dalla settimana prossima si appresta a portare avanti una lotta molto dura contro i vertici dell’Unione Europea, che vogliono le popolazioni assoggettate al mercato e alla finanza.

La gente comune – che siamo noi – invece crede nella solidarietà e nella costruzione lenta, con i propri umili mezzi, di una società nuova basata sulla collaborazione, l’inclusione e il rispetto delle differenze nell’unità degli intenti. Una società dell’emancipazione per tutti noi.

A Napoli è stato piantato il seme della Rivoluzione, fiorirà e vorremmo che tutti voi ne foste partecipi.

Studenti Unior pro Rivoluzione siriana, 31 marzo 2018

https://www.youtube.com/watch?v=F7eJJOIRbSI