Testimonianza:

Davanti al materiale d’indicibile malvagia – veicolato dalla propaganda del regime – che ieri è stato condiviso sulla nostra lobby, devo fare una confessione. Anzi, fare un gesto di umiltà.

In tutti questi anni non sono stato capace di prestare attenzione a queste fonti. E’ stato proprio una incapacità mia. Per chiunque abbia un cuore umano sano, leggere di questa perfidia è una tortura.

Stavo a Damasco a marzo 2011 e ho visto con i miei occhi la portata di rinnovamento della rivoluzione siriana. L’ho visto innanzitutto nell’insicurezza del regime: per la prima volta aveva perso l’iniziativa. Stava sulla difensiva su tutti i fronti.

Costretto di tornare in Europa, ho seguito il dibattito nostrano. La propaganda pro-Asad ha cominciato a girare a pieno regime dopo l’inizio del 2012. Per un anno ho cercato il confronto con gli ambienti storici della sinistra italiana, al livello di militanza – non avendo contatti nelle sfere dirigenziali.

E’ stato inutile. Perché mancavano tre elementi: la conoscenza storica e sociologica approfondita del Medio-Oriente, la volontà di elaborare un pensiero coerente e la capacità di staccarsi dall’informazione immediata veicolata dai mezzi d’informazione pro-regime.

Soltanto ora mi rendo conto dello sforzo immane che hanno fatto invece coloro i quali questo confronto l’hanno continuato a portarlo avanti. Penso in primo luogo a persone come Lorenzo Trombetta, Germano Monti, Lorenzo Declich, Mary Rizzo, Alberto Savioli, Samantha Falciatori, Fouad Roueiha,… e ne dimentico tanti!

Personalmente ho voluto privilegiare insieme ad altri la necessità di ripensare il destino di tutta la regione, considerato che non si tornerà più indietro in Siria – cioè alla situazione pre-marzo 2011. Non è prematuro farlo perché il futuro si costruisce nel presente; per altro lo facciamo senza sostituirci alle popolazioni locali impegnate in prima linea, piuttosto mettendo loro a disposizione le nostre competenze.

La Siria di oggi assomiglia per certi versi a quello che è stato il destino della Polonia dopo il trattato di Versailles del 1815: cioè è scomparsa come protagonista indipendente – anche se il regime cercherà sempre di riscattarsi in un modo o un altro!

Non mi dilungo, che non è questo il luogo, voglio solo testimoniarvi il mio profondo rispetto, e la mia sincera stima.

un militante napoletano

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