Cari amici dei siriani liberi,
Il 18 marzo prossimo saranno già 5 anni dalla prima manifestazione fiume a Der’a contro il regime degli al-Asad. In quella primavera del 2011, le manifestazione di piazza si estesero poi rapidamente a tutto il paese.
Più che mai, dopo un quinquennio di sangue e di repressione di massa, è urgente scendere in piazza tutti insieme per ribadire la nostra solidarietà incondizionata alla lotta di liberazione del popolo siriano e al suo diritto irrinunciabile all’autodeterminazione. Vogliamo farci portatori dello spirito di libertà e dignità che ha animato la Rivoluzione siriana dal primo giorno!
Il potere costituito siriano ha usato tutti i mezzi e stratagemmi a sua disposizione per cercare di bloccare il tentativo di ripensare in profondità l’assetto del paese, e di stroncare sul nascere la gioia delle persone di ogni etnia e confessione che finalmente abbracciavano la libertà! Si sanno delle torture, delle uccisioni mirate, dei rapimenti, dei bombardamenti aeri, dell’impiego dell’intero arsenale bellico a disposizione di Bashar (carri armati, elicotteri da combattimento, artiglieria, missili terra terra,..) e del suo utilizzo di armi non-convenzionali come i barili bomba, il napalm e il fosforo bianco. L’obbiettivo disperato di Asad era quello di restaurare il controllo del territorio e di decidere della vita e della morta delle persone; a tale fine ha usato anche numerose milizie paramilitari (shabyha). Attraverso il terrore di Stato generalizzato Bashar ha cercato di spezzare il coraggioso popolo siriano per obbligarlo a sottomettersi ancora.
A luglio 2012 però era ormai evidente che il regime da solo non sarebbe riuscito a sconfiggere la rivoluzione. Pure di evitare quella fine irreversibile del regime diversi attori regionali e internazionali (Iran, Russia, Hezbollah,…) sono scesi in campo direttamente a sostegno di al-Asad. Da allora la contrapposizione in Siria si è spostato principalmente sul campo militare. Questo ha reso il campo della rivoluzione più fragile purtroppo e ha facilitato influenze conservatrici, o addirittura restauratrici, anche nel campo degli insorti. Cionondimeno, la responsabilità di aver distrutto il paese e obbligato la metà della popolazione a scappare dalle proprie casa ricade interamente sul regime genocida degli al-Asad! A ciò si è aggiunto la costituzione strumentale di una entità territoriale oscurantista come quella di Daesh, che ha ulteriormente allontanata la prospettiva di una transizione rapida verso una Siria libera e pluralista.
Tutti gli attori esteri, compresi quelli istituzionali come le Nazioni Unite, hanno messo in soffitta l’esigenza elementare di sostenere la popolazione siriana nella sua richiesta profonda di autentica emancipazione e di democrazia: infatti, non si è mai cercato di mettere il popolo al riparo dalla violenza inaudita scaturita da Asad. Tale effettiva complicità con il genocidio siriano in atto, la si ritrova anche nei tentativi ripetuti di riabilitare sulla scena internazionale l’apparato di Stato repressivo siriano e i suoi vertici dittatoriali.
Noi invece decretiamo che sosterremo ad oltranza il popolo siriano nella sua lotta di liberazione contro la tirannia: questo popolo che è stato ridotto alla fame, alla miseria e che vive in gran parte in esilio, solo perché ha osato abbracciare la libertà..!
I siriani non rinunceranno alla loro libertà conquistata a caro prezzo; lo dimostrano giorno dopo giorno – e i sedicenti rappresentanti che a nome della rivoluzione vanno a trattare nei palazzi del potere farebbero bene a non dimenticarselo!
Il futuro della Siria dipenderà principalmente dalla capacità di fare applicare la giustizia e di fare rispettare i diritti universali.
Nelle settimane prima dell’invasione di campo da parte delle truppe russe a fine settembre 2015, le regioni tradizionalmente leali al regime – la provincia meridionale di Suweida e la zona costiera dov’è concentrata la comunità confessionale di Bashar – erano attraversate da manifestazioni di piazza senza precedenti. Nuovamente il regime stava sul punto d’implodere, ciò malgrado l’intervento massiccio da parte degli iraniani durato 3 anni. E’ precisamente l’occasione che Mosca stava aspettando per potersi riaffermare come il “protettore della Siria”, statuto che aveva perso dopo il decennio degli anni ’60.
Gli Stati-Uniti non si sono opposti a ciò; infatti, la politica nord-americano a favore dell’alleanza Iran-Russia-Asad per dominare a nord d’Israele è stato apertamente dichiarata prima dell’apertura dell’incontro a Ginevra di fine gennaio 2016. E’ la dimostrazione ulteriore che Obama vuole tradire la rivoluzione siriana attraverso l’impiego di numerosi stratagemmi. In effetti, se la democrazia prevalesse in Siria, Israele non potrebbe più pretendere di essere “l’unica democrazia” nel Medio-Oriente.
Fortunatamente, i siriani liberi non sono stati presi impreparati, e noi insieme a loro continueremo a erigere quella Comunità internazionale dal basso che potrà finalmente mettere in scacchi le istituzioni di sfruttamento internazionale.
Ritroviamoci dunque tutte e tutti in piazza il sabato 19 marzo a Roma, capitale politica e mediatica della penisola, per ribadire che la rivoluzione siriana e l’istanza di autodeterminazione del popolo non si toccano!
Direttivo del Comitato permanente per la rivoluzione siriana