Un Addio

Vi scrivo da olandese, cosa che non faccio spesso. Sono tornato in Medio-Oriente a metà-gennaio, però dopo pochi giorni ho capito che si stava giocando una partita grossa in Italia. Non l’avevo anticipato. Una “finale di Champions” per capirci.

Non sono una persona che pensa alle elezioni. Credo nel lavoro quotidiano che portiamo avanti e alla propria coerenza. Là fuori ci sono i datori di lavoro e ci sono le istituzioni, però quello che ci portiamo dentro è un patrimonio unico, il motore della nostra esistenza.

Esistono tuttavia momenti in cui il contesto nel quale vivi viene scosso da un “terremoto”: senza volerlo sei proiettato nel diventare o meno protagonista del tuo contesto. C’è il risveglio all’impegno politico insomma: quello generale – non quello partitico. Chiamalo “impegno civile”. Una cosa simile può avvenire anche sul posto di lavoro, quando il sito di produzione decidono di chiuderlo. C’è la necessità di un riscatto. Una possibilità.

Sei davanti ad una scelta: diventare protagonista – umile – del divenire comune, oppure rassegnarti a subire le scosse di assestamento.

Sono una persona che reagisce in generale, anche se qualche volta invidio la gente che si rassegna..

Ora da cittadino straniero ho creduto nel riscatto in Italia, a continuo a crederci. Guardo alla storia geniale di questo vostro vasto territorio: questo mi permette di sorridere a chi invece è pessimista e cinico, dare lui una pacca sulla spalla.

Si è ripetutamente detto che in Italia siamo in pochi a sostenere la causa della Rivoluzione siriana.

Si è detto più volte che sarebbe importante costruire una rete nazionale efficace che potesse contrastare le ignominie della propaganda pro-Asad.

Abbiamo sottolineato il desiderio di costruire maggiori sinergie tra di noi.

Quale migliore opportunità che una elezione politica nazionale in cui esponenti pro-Asad di vecchia data stano manipolando una nuova generazione di militanti impegnati sul territorio, per fare esplodere le contraddizioni avversarie e per allargare la nostra platea di ascolto?

Forse perché ho studiato ingegneria, ho fatto uno più uno.

Ma lo poteva fare qualunque, non era una equazione difficile.

Questo ben prima della campagna di bombardamenti intensi attuali sulle popolazioni civili della Ghouta, di Afrin e nella provincia di Idlib.

Ho messo in conto che gli amici storici della causa siriana erano esausti. Non abbiamo perciò voluto costringere nessuno di loro a partecipare. Che la nostra iniziativa fosse una mossa utile a tutti invece ci sembrava acquisita.

Però è andato diversamente, molto diversamente.

Abbiamo rotto le uova nel paniere a qualcuno, senza pregiudizialmente volerlo. Siamo stati trascinati in confronti che sono sembrati vecchi litigi tra imbecilli.

Si è perso totalmente di vista la questione di fondo. Ingenuamente abbiamo accettato a monte che non partecipaste – per impegni vostri – però la nostra umiltà si è poi storta contro di noi.

Infatti, dal momento che siamo stati accusati ingiustamente di progredire querelle tra persone, ci avete mollate. Non avete riconosciuto il valore del lavoro di principio che stavamo portando avanti.

E’ nato una grande solitudine, un rammarico, una tristezza.

Una rabbia quasi.

Ha senso informare sulla Siria e non rispettare chi cerca di impedire che esponenti “di sinistra” vengano eletti al Parlamento nella 18esima legislatura? E’ vero ciò comportava un confronto con chi nel movimento di solidarietà ha scelto invece di accompagnare le elezioni di impresentabili nelle istituzioni.

Non eravate preparati a questo confronto forse, magari non l’avete capito. Qualcuno non ha voluto capire perché ormai pensa a iniziative personali future.

A noi ci hanno bombardato di fango intanto. Un po’ di Siria a casa nostra.

Perciò non ce la faccio. Non riesco a fare finta con chi è rimasto a guardare. Quasi complice della mattanza.

Ve l’ho scritto da Olandese. Come persona che non avrà mai niente da guadagnare da l’Italia come funziona oggi, semplicemente perché porta un cognome straniero.

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